Facebook sembra aver svelato la sua vera faccia. Facebook e Instagram infatti hanno cancellato sabato scorso gli account (molto seguiti) del leader ceceno Ramzan Kadyrov dopo che è finito nella black list degli Stati Uniti regolata dal Magnitsky Act, che prende il nome dell'avvocato russo della società americana Firestone Duncan impiegato ad indagare su casi di presunta corruzione da parte di alcune imprese russe. Sergej Magnitsky venne arrestato in Russia nel 2008 e morì l'anno successivo in carcere, con il sospetto che il decesso sia stato provocato da pesanti pestaggi e torture.
Dal 2012, anno in cui è stato approvato il Magnitsky Act, gli USA stilano una lista nera che elenca ufficiali russi coinvolti nella gestione del controverso caso oppure ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani.
Ma Facebook, e la controllata Instagram, in base a quale autorità bloccano gli account di coloro che sono sanzionati dagli Stati Uniti? Anche se da Menlo Park spiegano che la cancellazione è causa di "obblighi legali", c'è chi sottolinea che in realtà Facebook si è comportato come una sorta di agenzia governativa. Se tale prassi non verrà contrastata, non passerà quindi molto tempo prima che i governi chiedano la chiusura o la sospensione di account sgraditi.
Non solo Facebook, ma anche Twitter e Google utilizzano infatti pratiche simili di censura, per imbavagliare la libertà di parola ed espressione.
Se quindi si permetterà agli Stati Uniti e ad un manipolo di multinazionali americane di decidere chi può e non può essere visibile online, ciò porterà inevitabilmente allo smantellamento di internet come un bene pubblico globale.